Medico chirurgo.
Specialista in Chirurgia vascolare, Ortopedia, Medicina dello sport.
Master di 1⁰ livello in Medicina Legale.
Master di 2⁰ livello in Cardiologia dello sport
Perfezionato in Medicina Aeronautica e Spaziale.
A Trieste il primo confronto sulla medicina dello sport.
Il 20 maggio si terrà a Trieste il “primo confronto Triestino sulla medicina dello sport”
La sede prescelta per il convegno è la centralissima sala San Nicolò presso il Palace Suite, in via Dante 6. L’organizzazione è stata affidata alla KeyCongressi di Trieste.
I lavori, che si apriranno alle 9 e si protarranno sino al pomeriggio, saranno divisi in più sessioni.
Al mattino verranno focalizzati aspetti ortopedico traumatologici, in particolare sulla patologia della spalla instabile, sulle tendiniti dell’Achille e sulle problematiche relative alla colonna dei giovani sportivi.
Nel pomeriggio verranno discussi gli aspetti legati a patologie respiratorie, al diabete ed all’obesità nei giovani sportivi.
Novità: ottenuto accreditamento ECM anche per infermieri, fisioterapisti, biologi, farmacisti, dietisti, assistenti sanitari.
Nuovo regolamento di attuazione della legge 25 marzo 1985, n. 106, concernente la disciplina del volo da diporto o sportivo.
La legge che disciplina il volo da diporto sportivo è il DPR 133. Nell’allegato 1, sotto riportato, la normativa riguardante gli aspetti medici.
ALLEGATO I – REQUISITI PSICO-FISICI
APPARATO CARDIOVASCOLARE:
Una visita cardiologia è richiesta alla prima visita di rilascio.
Un elettrocardiogramma è richiesto alla prima visita di rilascio e successivamente ad ogni visita dopo i 50 anni.
La pressione arteriosa sistolica e diastolica, con o senza trattamento, non deve eccedere rispettivamente 160 mmHg e 95 mmHg. La licenza deve essere temporaneamente sospesa in caso di inizio di terapia farmacologia
Coronaropatie: Il richiedente affetto da coronaropatia sintomatica, infarto del miocardio e/o dopo intervento chirurgico di by-pass coronarico o angioplastica può essere giudicato idoneo dopo almeno 6 mesi e con test sotto sforzo o test equivalente soddisfacente e negativo per ischemia.
Disturbi del ritmo: Il richiedente con disturbi significativi del ritmo cardiaco deve essere giudicato non idoneo, a meno che tale patologia non venga giudicata da uno specialista, dopo effettuazione di ECG sotto sforzo e Holter dinamico 24 ore, come non interferente con l’esercizio in sicurezza dell’attività di volo.
Patologia valvolari: il richiedente con sostituzione/riparazione di valvole cardiache deve essere giudicato non idoneo, a meno che tale patologia non venga giudicata da uno specialista, dopo effettuazione di ecocardiogramma e con frazione di eiezione non inferiore al 40%, come non interferente con l’esercizio in sicurezza dell’attività di volo.
L’aneurisma dell’aorta è causa di non idoneità.
SISTEMA METABOLICO ED ENDOCRINO:
Il richiedente con diabete mellito tipo 1 o di tipo 2 in trattamento con secretagoghi o in trattamento insulinico deve essere giudicato idoneo qualora abbia buona cognizione dei sintomi di allarme dello stato di ipoglicemia, non presenti segni di neuropatia diabetica in atto e dalle risultanze degli esami clinici risulti un buon controllo glicemico. Durante lo svolgimento dell’attività VDS il valore della glicemia deve essere tale da scongiurare l’insorgenza di eventuali ipoglicemie. Per tali richiedenti è permessa l’attività di volo senza il trasporto di passeggeri a meno che non sia affiancato, su velivolo dotato di doppi comandi, altro pilota abilitato. Di quanto precede il medico ne da atto nel redigendo certificato .
Il richiedente con diabete mellito tipo 2 in trattamento con insulinosensibilizzanti e/o incretinomimetici o DPP 4 inibitori è giudicato idoneo, previo parere del diabetologo che abbia accertato il grado di complicanze micro macroangiopatiche e neuropatiche.
SISTEMA GENITOURINARIO:
Un esame delle urine è richiesto ad ogni rinnovo.
L’esame urine non deve presentare valori patologici significativi.
Il richiedente con calcoli urinari tali da poter causare una colica renale deve essere giudicato non idoneo.
OSTETRICIA:
in gravidanza il richiedente può esercitare attività VDS fino alla 26^ settimana.
NEUROPSICHIATRIA:
il richiedente deve essere esente da psicosi, disturbi della personalità, nevrosi, epilessia, disturbi della coscienza, etilismo e tossicodipendenza.
Tuttavia:
Uso di alcol: l’esaminato con anamnesi positiva ad una pregressa dipendenza dall’uso di alcol può essere giudicato idoneo qualora sia trascorso un anno dalla cessazione dello stato di dipendenza e i parametri del sangue si siano normalizzati. In tal caso l’idoneità deve essere limitata ad operazioni senza passeggeri. La limitazione può essere rimossa dopo due anni .
Epilessia: i candidati con anamnesi positiva per epilessia possono essere giudicati idonei se sono stati esenti da crisi per almeno 10 anni senza assumere farmaci anticonvulsivanti in tale periodo. Nel caso di epilessia alcolica l’esaminato può essere giudicato idoneo solo ad operazioni senza passeggeri se nell’anno antecedente alla richiesta viene dimostrato il mancato uso di sostanze. Tale limitazione può essere rimossa dopo 6 anni. I candidati con anamnesi positiva di presunta perdita di coscienza alterata con segni tipici di epilessia (perdita di coscienza per più di 5 minuti, amnesia superiore ai 5 minuti, ferite, morso della lingua, incontinenza, mantenimento della coscienza ma con comportamento confuso, cefalea post-crisi) possono essere giudicati idonei qualora non si siano verificati ulteriori episodi per almeno 5 anni. I candidati possono essere giudicati idonei ma con i privilegi limitati ad operare senza trasporto di passeggeri se il loro ultimo episodio di perdita di coscienza o di coscienza alterata con segni tipici dell’epilessia è occorso più di un anno prima, ed in assenza di ulteriori episodi ed in assenza di trattamento farmacologico durante tale periodo.
Perdita di sensi: i candidati con anamnesi positiva ad un episodio di perdita di sensi possono essere giudicati idonei, a condizione che ulteriori episodi siano improbabili.
Disordini neurologici cronici (es. Morbo di Parkinson, sclerosi multipla): i candidati possono essere giudicati idonei se in condizioni stabili con una adeguata funzionalità motoria.
Predisposizione a crisi di vertigine (es. malattia di Meniere): i candidati con anamnsi positiva a pregresse crisi di vertigine possono essere giudicati idonei per operazioni senza trasporto di passeggeri qualora attacchi ricorrenti siano improbabili. Dopo il periodo di due anni in assenza di sintomi, la limitazione può essere rimossa.
Tumori sopratentoriali benigni trattati con craniotomia: i candidati con anamnesi positiva, se curati ed in assenza di crisi epilettiche, possono essere considerati idonei per operazioni senza trasporto di passeggeri per due anni. La limitazione può essere rimossa dopo un ulteriore periodo di 4 anni.
Trattamento per tumore pituitario: in assenza di difetto del campo visivo, nel caso in cui il candidato si sia pienamente ristabilito, questo può essere giudicato idoneo per operazioni senza trasporto di passeggeri. La limitazione può essere rimossa dopo due anni .
Tumori cerebrali maligni: i tumori di grado da 1 a 4 sono oggetto di non idoneità permanente. I candidati con tumori infratentoriali di grado non elevato possono essere giudicati idonei per operazioni di volo senza il trasporto di passeggeri quando sia trascorso un periodo di un anno libero da sintomi di malattia. La limitazione può essere rimossa dopo un ulteriore periodo di 4 anni.
Gravi traumi al capo
Ematoma cranico: in caso di anamnesi positiva l’idoneità può essere riconosciuta quando, a seguito di visita specialistica, si evidenzi che il rischio di epilessia sia non superiore al 2% per anno e che si sia verificata la completa guarigione clinica.
Ematoma subdurale acuto. In caso di anamnesi positiva: l’idoneità può essere riconosciuta quando, a seguito di valutazione specialistica, si evidenzi che il rischio di epilessia sia non superiore al 2% per anno e che si sia verificata la completa guarigione clinica.
Se il trattamento è condotto attraverso l’effettuazione di fori sulla teca cranica e si sia verificata la completa guarigione clinica, il candidato può essere considerato idoneo per operazioni di volo senza il trasporto di passeggeri dopo che siano trascorsi 6 mesi.
Se il trattamento è stato effettuato tramite craniotomia e si sia verificata la completa guarigione clinica, il candidato può essere considerato idoneo per operazioni senza il trasporto di passeggeri, dopo che sia trascorso 1 anno.
Le limitazioni possono essere rimosse quando, a seguito di valutazione specialistica, si evidenzi che il rischio di epilessia non sia superiore al 2% per anno.
Ematoma subdurale cranico trattato chirurgicamente: in caso di anamnesi positiva, il candidato, se completamente guarito, può essere considerato idoneo per operazioni di volo senza il trasporto di passeggeri. La limitazione può essere rimossa dopo due anni dalla completa guarigione.
Emorragia intracerebrale acuta. In caso di anamnesi positiva: l’idoneità può essere riconosciuta quando, a seguiito di valutazione specialistica, si evidenzi che il rischio di epilessia non sia superiore al 2% per anno.
Emorragia subaracranoidea. Se non è stata determinata la causa e ci sia stata la completa guarigione e l’angiografia cerebrale risulti normale, il candidato può essere giudicato idoneo per operazioni di volo senza il trasporto di passeggeri, dopo che siano trascorsi 6 mesi.
Se la causa sia un aneurisma intracranico anteriore o posteriore che sia stato trattato chirurgicamente senza deficit neurologici residui, il candidato può essere considerato idoneo per operazioni di volo senza il trasporto di passeggeri non appena raggiunta la guarigione. La limitazione può essere rimossa dopo 2 anni.
Se la causa è un aneurisma della cerebrale media che sia stato trattato chirurgicamente, il candidato può essere considerato idoneo per operazioni di volo senza il trasporto di passeggeri dopo 6 mesi. La limitazione può essere rimossa dopo due anni .
Quando non si ricorra alla chirurgia, ma sono usate altre tecniche, quali l’introduzione di fili nelle arterie,il candidato può essere considerato idoneo per operazioni di volo senza passeggeri quando clinicamente guarito e quando vi sia evidenza della completa ablazione dell’aneurisma. La limitazione può essere rimossa quando, a seguito di valutazione specialistica, si evidenzi che il rischio di epilessia non sia superiore al 2% per anno .
Se l’emorragia subaracnoidea non è stata trattata, e se clinicamente guarita, il candidato può essere considerato idoneo per operazioni di volo senza passeggeri dopo che siano trascorsi 6 mesi dall’evento.
Riscontro casuale di aneurisma intracranico. In caso di anamnesi positiva: i. se trattati, gli aneurismi anteriori, esclusi quelli della carotide intracavernosa, devono essere inferiori ai 13 mm di diametro. Gli aneurismi posteriori devono essere inferiori ai 7 mm di diametro. Se tali limiti dimensionali vengono superati, ilcandidato può essere giudicato idoneo per operazioni di volo senza il trasporto di passeggeri. ii. Se trattato chirurgicamente il candidato può essere giudicato idoneo per operazioni di volo senza il trasporto passeggeri quando clinicamente guarito. La limitazione può essere rimossa dopo due anni.
Emorragia subaracnoidea causata da malformazione arteriovenosa intracranica. In caso di anamnesi positiva:
se trattato chirurgicamente, esente da crisi epilettiche e clinicamente guarito,il candidato può essere giudicato idoneo per operazioni di volo senza il trasporto di passeggeri per due anni. La limitazione può essere rimossa dopo ulteriori 8 anni.
Se non viene effettuato alcun trattamento, il candidato può essere giudicato idoneo per operazioni di volo senza trasporto passeggeri. La limitazione non può essere rimossa.
APPARATO VISIVO:
l’acutezza visiva, con o senza correzione, deve essere almeno 5/10 in ogni occhio separatamente. Tuttavia il candidato che presenti ambliopia o monocularità può essere giudicato idoneo se l’acuità visiva nell’occhio sano è di 10/10, con o senza correzione e a seguito dell’effettuazione di un test in volo soddisfacente,
La visione dei colori per trasparenza deve essere normale.
I candidati dovranno avere un campo visivo binoculare normale o un campo visivo monoculare normale.
APPARATO OTORINOLARINGOIATRICO
il candidato deve essere in grado di correttamente la voce di conversazione alla distanza di due metri e con le spalle rivolte all’esaminatore.
La funzione vestibolare deve essere normale
Sommario degli accertamenti minimi necessari all’accertamento dell’idoneità al pilotaggio VDS:
Validità del certificato 2 anni, 1 anno per pilota istruttore che abbia oltre 40 anni
Visita cardiologica alla visita iniziale alle visite successive solo se indicato.
Elettrocardiogramma alla visita iniziale ad ogni visita successiva dopo i 50 anni
Emoglobina alla visita iniziale
Analisi chimica dell’urina alla visita iniziale e a tutte le visite successive mediante stick test
Esame della capacità uditiva mediante percezione della voce di conversazione a due metri con le spalle all’esaminatore alla visita iniziale e a tutte le visite successive
Esame visus, visione dei colori per trasparenza e valutazione del campo visivo alla visita iniziale e a tutte le visite successive
Altri accertamenti specialistici e/o strumentali aolo se indicati sulla base dell’anamnesi e della visita medica.
Gli accertamenti specialistici e/o strumentali richiesti devono essere attestati da struttura appartenente al Servizio Sanitario Nazionale o con esso convenzionata.
La lombalgia, il mal di schiena, rappresenta, nel mondo industrializzato, una delle prime cause di ricorso al medico di base e colpisce soprattutto i giovani, trenta-quarantenni.
Si calcola che fra il 70 ed il 90% delle persone accusa almeno un episodio di lombalgia nel corso della sua vita. Ogni anno una percentuale variabile fra il 15 ed il 40% della popolazione soffre di dolore lombare e, nello stesso periodo, le persone che presentano un nuovo episodio sono circa una su venti.
La lombalgia rappresenta una delle prime cause di assenza dal lavoro con un costo delle cure stimato, negli Stati Uniti, di circa 20 miliardi di dollari, cifra alla quale devono venire aggiunte tutte le spese da mancata produzione. Secondo l’ISTAT l’8,2% della popolazione ha riferito, nel 1999, di essere affetto da lombosciatalgia (7,3% maschi e 9,3% femmine).
Non tutte le lombalgie sono uguali, bisogna innanzitutto distinguere le forme acute da quelle croniche. In entrambi i casi le cause sono molteplici. Le prime generalmente guariscono in breve tempo (in media fra i 4 ed i 7 giorni), le seconde possono durare per tre mesi ed anche molto di più.
Le cause croniche sono molteplici e di conseguenza le terapie che possono essere proposte. Si va dal semplice intervento educativo/informativo a tecniche che richiedono una preparazione specifica (terapia manuale, esercizi), fino ai recenti approcci multidisciplinari che si sono evoluti a partire dall’esperienza, quasi sempre positiva, delle Back School. Una tecnica parzialmente invasiva inventata in Spagna, la neuroreflessoterapia, per il momento studiata e praticata soltanto lì, sembra dare ottimi risultati nel controllo del dolore per almeno 6 – 12 mesi. Da noi comunque non è ancora disponibile, e anche negli altri paesi europei viene vista a volte con un po’ di scetticismo (forse ingiustificato). Quando prendiamo in esame diagnosi specifiche come ernia del disco, stenosi vertebrale, dove la lombalgia è associata a dolori irradiati lungo il decorso dei nervi degli arti inferiori, l’indicazione chirurgica, pur non essendo quasi mai una prima scelta o un’urgenza, rimane un’alternativa possibile dopo 6-12 settimane di sintomi che non migliorano in altro modo, come nei casi in cui sia associato un deficit neurologico (sensitivo o peggio motorio). Il miglioramento delle tecniche conservative dovrebbe portare a una ulteriore riduzione degli interventi.
Ovviamente tutto quanto può aiutare a prevenire o a trattare le forme suscettibili di miglioramento deve essere preso in attenta considerazione. In questo mio elaborato potete trovare delle considerazioni sulla lombalgia che colpisce particolari ambiti lavorativi camionisti, conduttori di mezzi agricoli ed in particolare personale di volo, sia su elicotteri, sia su aerei ad alte prestazioni. (clicca qui). Troverete anche alcune indicazioni su alcuni semplici esercizi che possono essere svolti autonomamente e che hanno dimostrato una buona efficacia nel contrastare la lombalgia.
L’attuale pandemia ha reso evidente quanto l’umanità sia vulnerabile, ma ha anche fatto emergere come in situazioni di grande emergenza la preparazione possa fare la differenza.
Questo può valere per le epidemie, ma anche per terremoti, carestie, ed eventi causati dall’uomo (attentati, guerra)
Da diversi anni ormai una branca della medicina si occupa di ottimizzare la risposta agli eventi catastrofici, si tratta della “medicina delle catastrofi”. Rappresenta un ampio campo di studi che partendo dalla medicina militare e dalla medicina di emergenza coinvolge tutte le specialità mediche, finanche la medicina legale, la quale riveste una grande importanza per gli aspetti riguardanti il riconoscimento delle vittime e l’esclusione di eventi delittuosi i compiuti nella speranza che l’atto criminale possa essere ritenuto conseguenza del disastro, distogliendo così l’attenzione dall’esecutore.
Non si può però ignorare che nella gestione dell’emergenza anche gli aspetti logistici sono rilevanti. Essi anzi rappresentano un momento fondamentale nella gestione dell’evento.
In questa mia pubblicazione, nata negli anni ’90 come base di un corso sulla medicina delle catastrofi e recentemente aggiornata, sono riassunti i principi che regolano questa disciplina ed anche alcune norme di legge che regolano la materia in Italia. (per scaricare la pubblicazione clicca qui)
Le sigarette elettroniche sono dannose sotto vari aspetti.
L’uso della della sigaretta elettronica è sempre più frequente, specie fra i giovani.
Essa viene commercializzata come una sicura alternativa al fumo di sigaretta per ottenere i vantaggi della stimolazione dovuta all’assunzione di nicotina, senza gli effetti dannosi degli altri componenti presenti nel fumo di tabacco.
Le sigarette elettroniche sono dei dispositivi, alimentati da una batteria, in grado di riscaldare e portare in aerosol una miscela liquida che l’utilizzatore può inalare o aspirare. Il liquido è composto normalmente da nicotina (in quantità variabili da zero all’equivalente di un pacchetto di sigarette per ogni ricarica), aromi, e glicole di propilene, tutte sostanze che in varia misura possono agire sul sistema cardio-circolatorio, come riassunto nella figura. Come risultato di questi effetti si può dire che l’uso di questi dispositivi aumenta il rischio di infarto del miocardio e il danno alle arterie.
Nel 2019 uno studio pubblicato dalla New York University ha dimostrato che nel processo di combustione della nicotina, nelle sigarette elettroniche, questa viene trasformata in nitrosamine che sono riconosciute come potenti agenti cancerogeni. Infatti nell’organismo umano esiste, in grande quantità una sostanza (citocromo p450) che svolge la sua azione enzimatica trasformando le nitrosamine in sostanze con un grande potenziale di danno a carico del DNA.
In un primo tempo si era sostenuto da più parti, anche autorevoli, che le nitrosamine assunte col fumo da sigaretta elettronica fossero in quantità minima, tale da ridurre del 95% il rischio carcinogenetico, ma lo studio citato ha dimostrato il contrario, misurando la concentrazione di queste sostanze nella saliva, nelle urine e nel sangue di fumatori di sigarette elettroniche.
Oltre a queste il vapore prodotto contiene sostanze chimiche tossiche tra cui acroleina, stirene e formaldeide
Tutti questi prodotti sarebbero in grado di indurre tumori nei polmoni e, per periodi di esposizione più lunghi, nelle vie urinarie.
Ma la nicotina ha anche altri effetti dimostrati: L’esposizione prenatale al fumo di tabacco è stata correlata ad una più elevata incidenza di obesità nell’adolescenza; Nei lattanti esposti al fumo passivo è maggiore l’incidenza delle morti improvvise; Nei bambini e negli adolescenti è in grado di disturbare lo sviluppo del cervello e di indurre disturbi dello sviluppo neurologico; In gravidanza inibisce lo sviluppo del feto.
Inoltre è stato recentemente dimostrato che anche il fumo delle sigarette elettroniche, essendo in grado di alterare le mucose dell’aparato respiratorio, riduce la risposta antivirale dell’organismo facilitando in particolare l’aggressione da parte del coronavirus responsabile della CoVid-19, anche se, probabilmente, in misura minore rispetto al fumo di tabacco.
Il caffè è una delle bevande più bevute al mondo. Per questo è sempre più oggetto di studio la relazione fra assunzione di caffeina e la condizione di salute.
La caffeina è presente in una serie di fonti alimentari tra cui tè, caffè, bevande al cacao, barrette di cioccolato e bevande analcoliche. Il contenuto di caffeina di questi alimenti varia, come segue:
Caffè – 71-220 mg / 150 ml
Tè – 32-42 mg / 150 ml
Bevande alla cola – 32-70 mg / 330 ml
Bevande al cacao – 4 mg / 150 ml
Uno studio effettuato su quasi 300.000 residenti nel Regno Unito ha concluso che il consumo moderato e quotidiano di caffè non ha avuto effetto apparente nell’innescare aritmie cardiache ed è stato persino collegato ad un calo, modesto, ma statisticamente significativo, delle aritmie.
Nelle persone che riferivano di assumere fino a cinque o sei tazze di caffè al giorno, è stato rilevato che ogni tazza di caffè in più (al giorno), ha ridotto l’incidenza di episodi aritmici del 3% (statisticamente significativo), rispetto a coloro che hanno bevuto meno tazze giornaliere.
Nella stessa direzione un altro studio, protratto per 9 anni, su 19.000 statunitensi, che ha dimostrato una significativa riduzione dell’incidenza di fibrillazione atriale in uomini che bevevano da una a tre tazze di caffè al giorno.
393 / 5000
La formula della caffeina.
Ancora, una recente revisione di studi ha rilevato che “il consumo abituale da lieve a moderato di bevande contenenti caffeina, in particolare un’assunzione giornaliera di 2-3 tazze di caffè o tè, sembra essere sicuro in un’ampia gamma di condizioni cardiovascolari e può anche essere benefico rispetto a diabete mellito, aterosclerosi, insufficienza cardiaca, aritmia e mortalità totale “, ma ha anche concluso che” è meglio evitare il consumo acuto di alte dosi di caffeina, in particolare sotto forma di bevande energetiche “. In particolare sulle aritmie cardiache, la revisione afferma che “mentre la caffeina è comunemente considerata un fattore scatenante per le aritmie da medici e pazienti allo stesso modo, ci sono prove minime a sostegno di questo malinteso. Piuttosto la caffeina è associata a una lieve riduzione dell’incidenza della fibrillazione atriale.”
Oltre agli effetti sul cuore sono stati segnalati altri benefici per la salute, tra cui una migliore sopravvivenza globale. E’ stata studiata l’associazione del consumo di caffè con le malattie del fegato, epatite virale, steatosi epatica non alcolica, cirrosi e carcinoma epatocellulare (HCC) concludendo che nei pazienti con malattia epatica cronica, il consumo quotidiano di caffè dovrebbe essere incoraggiato.
Studi contrastanti hanno valutato il ruolo dell’assunzione di caffeina nei diabetici. Per la maggior parte indicano un effetto positivo.
Se ingerita in quantità eccessive per periodi prolungati, le cose cambiano. La caffeina produce il caffeinismo, che consiste principalmente nelle seguenti caratteristiche:
Sistema nervoso centrale (SNC) – Mal di testa, vertigini, ansia, agitazione, tremori, formicolio periorale e alle estremità, confusione, psicosi, convulsioni Cardiovascolare – Palpitazioni o battito cardiaco accelerato, dolore toracico Gastrointestinale (GI) – Nausea e vomito, dolore addominale, diarrea, incontinenza intestinale, anoressia.
A carico del sistema nervoso centrale, in caso di intossicazione acuta, si evidenziano: Ansia, agitazione Tremori Convulsioni Stato mentale alterato Reperti di testa, occhi, orecchie, naso e gola Pupille dilatate ma reattive alla luce
I disturbi del sonno possono compromettere allenamento e performance atletica.
A sua volta lo sport può essere causa di disturbi del sonno.
Si possono osservare alcune semplici regole per minimizzare questo rischio.
Nel novembre 2020 il British Journal of Sports Medicine ha pubblicato una revisione di studi ed il risultato di un “consensus” circa le conseguenze che le alterazioni, i disturbi e la carenza di sonno hanno sulla performance degli atleti.
Il presupposto è che il sonno rappresenta un momento essenziale per il corpo ed in particolare per il cervello.
Come è noto l’esigenza di sonno (in termini di ore) varia con l’età. Se, a 15 anni, un adolescente necessita di circa 8 – 10 ore di sonno, un trentenne può accontentarsi di un periodo di 7 – 9 ore.
Proprio per questi motivi negli anni sono stati sviluppati vari device dedicati alla misurazione quali-quantitativa del sonno. Accanto a quelli più raffinati, come la polisonnografia hanno avuto diffusione sistemi più facili da gestire per i non professionisti, come, ad esempio, le applicazioni per smartphone. Queste però sono ritenute poco precise, hanno comunque il vantaggio di essere poco intrusive, generalmente economiche, e possono essere utili nell’incrementare l’abitudine ad una corretta igiene del sonno fornendo un feedback immediato.
Ma quali sono le ricadute delle modificazioni delle abitudini del sonno negli atleti?
I disturbi del sonno negli atleti sono indotti da fattori “non sport correlati” e da fattori sport specifici.
Cosa si può fare per ridurre il rischio che un sonno disturbato o scarso influisca negativamente sulle performance atletiche?
Bisogna osservare alcune regole:
APPROPRIATA QUANTITA’ DI SONNO (7-9 ORE PER UN ADULTO, 8- 10 ORE PER UN ADOLESCENTE)
SE IL TEMPO DI SONNO NOTTURNO E’ SCARSO E NON PUO’ VENIRE MODIFICATO POSSONO ESSERE UTILI DEI SONNELLINI DIURNI
CURARE L’IGIENE DEL SONNO: EVITARE STIMOLANTI (CAFFEINA, ALCOOL, PASTI PESANTI VICINO ALL’ORA DI CORICARSI), EVITARE DI STARE A LUNGO SVEGLI A LETTO, ADEGUATA ESPOSIZIONE ALLA LUCE AL MATTINO, CREARSI UNA ROUTINE RILASSANTE PER ADDORMENTARSI, SCEGLIER E UN AMBIENTE BUIO E TRANQUILLO
ADEGUARSI AL PROPRIO CRONOTIPO ED EVITARE ALLENAMENTI AL MATTINO PRESTO OD ALLA SERA TARDI
SE SI USANO DEVICE PER IL CONTROLLO DEL SONNO FARLO CON ATTENZIONE, EVITANDO DI FARSI INDURRE SITUAZIONI D’ANSIA
Obesità e sovrappeso aggravano in modo significativo le conseguenze dell’infezione da Coronavirus.
Fra i fattori che entrano in gioco inoltre l’età avanzata, la scarsa attività fisica, la dieta.
E’ noto che l’obesità ed il sovrappeso hanno influenza negativa sulla salute della popolazione.
L’obesità viene riconosciuta sia come malattia a se stante, sia come condizione in grado di indurre o peggiorare il decorso di diverse malattie croniche non trasmissibili (diabete, ipertensione, …).
Uno studio pubblicato sul numero di marzo 2021 di “World obesity” dimostra come la condizione di sovrappeso condizioni un’evoluzione più sfavorevole delle infezioni virali in generale e più in particolare di quelle da Coronavirus.
La pubblicazione si riferisce a diverse centinaia di studi effettuati nei primi mesi del 2021 in Europa, negli USA, in Messico ed in Cina.
Tutti questi studi hanno dimostrato come un indice di massa corporea (BMI) elevato aumenti in modo significativo la necessità di ricovero ospedaliero, il ricorso al ricovero nelle strutture di terapia intensiva, la necessità di ventilazione meccanica ed, infine, il rischio di morte conseguente all’infezione.
Per quel che riguarda la situazione italiana viene fatto riferimento ad uno studio di Rottoli M, Bernante P, Belvedere A ed altri dove si evidenzia che le persone obese richiedono il ricorso alla terapia intensiva 5 volte più del resto della popolazione.
Mentre in Spagna Borobia e collaboratori hanno evidenziato che le persone obese hanno un rischio di morire in seguito all’infezione da coronavirus aumentato del 51%
Confrontando gli studi a a livello mondiale gli Autori hanno rilevato una stretta associazione fra il numero di morti per COVID-19 e la prevalenza del sovrappeso nella popolazione adulta, tanto da affermare che in nessun paese dove il BMI medio è inferiore a 25 Kg/m2 mostra un elevato indice di mortalità per COVID-19 e lo stesso vale per ogni paese in cui meno della metà della popolazione adulta sia sovrappeso.
Anche correggendo nella raccolta dei dati il fattore età (è noto che i più anziani sono maggiormente a rischio) affermano che il fattore obesità, ma anche il solo sovrappeso aumentano il rischio di evoluzione negativa della malattia.
I fattori che limitano sovrappeso ed obesità sarebbero collegati anche ad una migliore prognosi della malattia.
Così vengono messi sotto accusa per una peggiore prognosi: – scarsa attività fisica, – assunzione di zuccheri semplici ed in particolare di bevande zuccherate, – scarsa assunzione di fibre vegetali ecc.
I fattori dietetici, inoltre, possono essere messi in stretta relazione con la capacità di risposta immunitaria e col rischio di contrarre malattie infettive. Ad esempio è dimostrato che l’assunzione di vitamina D sarebbe in grado di ridurre la suscettibilità alle infezioni respiratorie.
Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato la perdita economica legata alla pandemia in 11 trilioni di US$ entro la fine del 2021 e di 22 trilioni di US$ nel quinquennio 2020 – 2025 nel gennaio 2021 rispetto alla precedente previsione di 28 trilioni di US$ del settembre 2020 (stima ridotta nella supposizione di un successo della campagna vaccinale).
Poiché è stato calcolato che il 29,5 % delle ospedalizzazioni correlate al COVID-19 sono dovute al sovrappeso ed all’obesità e che l’8% di queste è correlabile a bassi livelli di attività fisica si può stimare il danno economico dovuto a queste condizioni fra i 6 ed i 7 trilioni di US$ nel periodo 2020 – 2025.
Nel complesso, per quel che riguarda l’Italia, che si colloca fra i paesi con più elevata mortalità correlata al COVID-19 (122,72 per 100.000 abitanti al 01/01/2021), vengono identificate:
un’elevata percentuale di individui che svolgono una insufficiente attività fisica (del 41,4% della popolazione nel 2016);
una percentuale di adulti sovrappeso (BMI maggiore di 25)fra il 50ed il 60% (58,5 nel 2016);
una percentuale di adulti “over 65” del 23,3% nel 2020.
Diverse voci affermano effetti deleteri derivanti dall’uso delle mascherine nello sport. Le evidenze scientifiche affermano il contrario.
Recentemente si sente molto parlare di mascherine e sport.
Ne parlano esperti e meno esperti, da diversi punti di vista.
A cominciare dai politici, come Matteo Renzi, che, come riferì Huffpost , l’11 ottobre dello scorso anno twittava: “Giusto essere prudenti, rispettare le regole e indossare la mascherina. Sostenere invece che si debba usare la mascherina anche mentre si corre è semplicemente assurdo. Spero che il Governo ci ripensi subito”.
E così si sono potuti leggere articoli su diverse testate nei quali si sosteneva, anche da parte di medici, che l’uso della mascherina nella pratica sportiva era deleterio. Per citarne alcuni:
il 15 maggio 2020 su Montagna tv, sito sul mondo della montagna , un medico teorizzava che nello sport, contrariamente a quanto avviene nelle normali attività di ogni giorno, la mascherina
“ … essendo una barriera non garantisce un ottimale afflusso di ossigeno, soprattutto sotto sforzo. Quindi può essere un problema nel momento in cui il corpo richiede più ossigeno. Inoltre, se la si indossa correttamente, all’interno della mascherina si accumula una parte dell’anidride carbonica espirata. Nella normale attività respiratoria questa ha il tempo di uscire, sotto sforzo il maggior numero di atti respiratori fa si che venga respirata e che se ne accumuli sempre di nuova. Nel momento in cui se ne accumula troppa la funzionalità respiratoria non è più ottimale. … “. In alternativa all’uso della mascherina
sconsigliava di correre in fila indiana, ma di farlo mantenendo una distanza di sicurezza di circa 4 metri.
“La mascherina è controproducente, se indossata durante la corsa o, comunque, durante l’attività motoria. Parliamo, naturalmente, di mascherine chirurgiche, che hanno lo scopo di proteggere gli altri dalla vaporizzazione del respiro di chi le indossa. I ‘droplet’, le goccioline che veicolano il virus, vengono bloccate, proteggendo le persone che stanno accanto”. Il dottor Macis prova ad analizzare quel passaggio che tanto fa discutere: “Se si corre la mattina presto, è difficile incontrare altre persone. E il rischio si elimina comunque mantenendo la distanza di un metro dagli altri”.
ATTENZIONE ALLA CO2 – “Capisco che chi governa debba decidere facendo attenzione alla testa degli altri”, prosegue il dottor Macis, “ma la mascherina crea problemi. Se, per esempio, la si indossa durante un test da sforzo, io medico sono protetto da eventuali vaporizzazioni. Ma chi si sottopone a sforzo, con la mascherina che copre naso e bocca, respira una quantità maggiore di anidride carbonica, rischiando di andare in alcalosi e quindi rischiando lo svenimento. Perché, in questo modo, si respira una miscela di CO2 superiore a quella presente nell’aria”. In evidente disaccordo con il Collega che chiedeva un distanziamento di 4 metri perché il droplet arriverebbe ad almeno due metri e mezzo.
Ma non solo alcuni medici si sono spesi in teorie contro l’uso della mascherina. Anche mamme ed avvocati si sono autoproclamati esperti in fatto di fisiologia respiratoria. Infatti il 18 novembre 2020, il sito della “Associazione di studi e informazione sulla salute” pubblicava: “Mascherine e sport – la denuncia di una mamma”. In tale poste la redazione affermava :”
Sul sito della Federazione Medico Sportiva Italiana si legge che “La CERTIFICAZIONE D’IDONEITÀ è ben più di un mero obbligo di legge; rappresenta il più valido strumento di prevenzione per la tutela sanitaria e la valorizzazione del patrimonio sportivo nazionale. La visita di idoneità, infatti, non ha solo la funzione di evidenziare eventuali incompatibilità con la pratica sportiva, ma anche di rilevare possibili patologie prevenendo lo sviluppo di complicanze future.”
Ciò premesso fa specie che presso alcuni istituti di medicina dello sport si sottopongano gli atleti (anche minorenni) al consueto test da sforzo al cicloergometro ed ergospirometria con indosso la mascherina.” Ma non spiegava perché far indossare la mascherina durante il test fosse contrario a quanto previsto per la certificazione d’idoneità da parte della Federazione Medico Sportiva Italiana.
Il 20 gennaio 2021 di nuovo l’inserto Salute de La Repubblica si occupò di sport e mascherine, questa volta ritrattando quanto affermato l’anno prima, infatti tiolò:
Fiato corto: non è colpa della mascherina
di Giulia Masoero Regis
Uno studio del Centro cardiologico Monzino conferma: nessuna conseguenza sul cuore
No, le mascherine non aumentano il rischio di intossicazione da anidride carbonica
Le mascherine non causano danni, nemmeno a chi ha la Bpco. Uno studio pubblicato sulla rivista dell’American Thoracic Society dimostra che non intrappolano l’anidride carbonica e dunque non determinano una sovra-esposizione alla CO2, come riferito da alcune voci. Un’altra fake news
Nell’articolo viene riportato:
“L’idea che le mascherine siano tossiche e facciano male ai polmoni e al sistema immunitario è una fake news che ha circolato durante tutto questo periodo e che è stata smascherata più volte dalle autorità sanitarie nazionali e internazionali. Recentemente a farlo è stata la Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, in una pagina sul proprio sito anti-bufale Dottore ma è vero che. La pagina smonta alcuni dei miti errati più diffusi, come l’ipotesi che indossare la mascherina possa causare un avvelenamento da anidride carbonica o che indebolisca il sistema immunitario o ancora che ci sia una ridotta ossigenazione.
In particolare riguardo all’anidride carbonica gli esperti spiegano che “le molecole di CO2 sono minuscole – molto più piccole delle goccioline contenenti coronavirus che le maschere sono progettate per arrestare – e non possono essere intrappolate da un materiale traspirante”. La sovra-esposizione a questa sostanza, si presenterebbe soltanto se la mascherina fosse talmente ermetica da trattenere l’aria espirata, scrivono sulla pagina, ma nessuna mascherina presenta queste proprietà. Inoltre le mascherine non limitano la quantità di ossigeno inalato e la sensazione di scomodità nell’uso è legata ad altri meccanismi, neurologici e psicologici.
Ma cosa ci dicono gli studi pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali?
Un gruppo di ricercatori delle Università di California (USA), Waterloo (Canada), British Columbia (Canada), Washington (USA), Winnipeg (Canada), e Vancouver (Canada), con uno studio multicentrico hanno dimostrato che gli effetti sull’organismo indotti dalle mascherine (sia chirurgiche, sia N95, sia mascherine industriali) sono minimi, spesso talmente modesti da non poter essere visti e ciò anche per esercizi molto intensi. Non hanno rilevato alcuna differenza legata al sesso o all’età. Gli unici soggetti che possono risentire dell’uso della mascherina sono quelli affetti da gravi malattie cardiache o polmonari.
Altri ricercatori hanno pubblicato un articolo in cui affermano che per giovani sani indossare una mascherina durante un test al cicloergometro, protratto sino all’esaurimento muscolare, non induce alcuna modificazione relativamente a saturazione arteriosa di ossigeno, indice di ossigenazione tissutale, frequenza cardiaca e sforzo percepito ciò in qualsiasi fase dell’esercizio.
Un altro gruppo di studiosi ha voluto verificare l’effeto della mascherina (chirurgica e N95) in soggetti affetti da grave pneumopatia. Anche in questi, a fronte di una modestissima diminuzione della concentrazione di ossigeno (attesa vista la gravità della malattia da cui erano affetti) non si è verificato alcun aumento nella concentrazione di anidride carbonica.
Degli studiosi statunitensi, dopo aver valutato che gli effetti fisiologici dell’uso di una mascherina sono pressoché nulli, hanno ipotizzato che le reazioni da taluni evidenziate, siano di natura psicologica, legate principalmente all’ansia
Che lo sport faccia bene è un concetto ampiamente accettato.
Che lo sport iniziato in giovane età faccia bene è, ache questo, un concetto ampiamente accettato.
I vantaggi della pratica sportiva in giovane età, adolescenziale e preadolescenziale, sono innumerevoli e riguardano sia l’aspetto fisico che quello psichico, emotivo e sociale.
Gli sport sono infatti in grado di aumentare l’autostima e offrono un’impareggiabile occasione di socializzazione fra “pari”. Tanto più vero nella società urbanizzata, dove le occasioni di incontro “libero”, non organizzato, sono di molto ridotte rispetto a quel che avveniva cinquanta o sessant’anni fa.
Però …
Troppo spesso lo sport giovanile viene caricato di aspettative di tipo economico, sia da parte dei tecnici e delle società sportive, sia da parte delle famiglie, che vedono nel successo sportivo una possibilità di vantaggio economico e talora una rivalsa nei confronti degli insuccessi sportivi o più genericamente sociali, di padri e madri.
Questo comporta la spinta all’ inizio precoce di attività di allenamento intensivo e di competizione, che induce, oltre ad un aumentata pressione psicologica a carico dei giovani atleti, anche un’accentuata esposizione a lesioni fisiche da “overuse”.
Cosa si intende per lesioni da overuse? Si tratta di lesioni dipendenti da attività svolte con carichi muscolo scheletrici submassimali ripetitivi intervallati da un periodo di recupero insufficiente per consentire all’organismo di mettere in atto gli opportuni adattamenti.
Le strutture più frequentemente danneggiate da questo tipo di approccio allo sport sono: le unità funzionali muscolo-tendinee, le ossa (a carico delle quali si può arrivare al verificarsi delle così dette “fratture da durata”), le borse. Nei soggetti in accrescimento si possono verificare anche danni alle apofisi ossee ed alle epifisi, cioè a quelle strutture che sono deputate all’accrescimento osseo.
elementi che facilitino l’individuazione dei giovani a rischio di lesioni da “overuse” e di burnout da sport;
individuare i fattori di rischio e le lesioni tipiche dei giovani atleti;
descrivere quelle lesioni che possono comportare sequele a lungo termine;
evidenziare i fattori di rischio ed i sintomi collegati al burnout nei giovani atleti;
indicare azioni preventive per le lesioni da overuse.
Gli studi hanno evidenziato come l’incidenza di queste lesioni sia sottostimata.
Fra i fattori di rischio più importanti vanno ricordati: precedenti lesioni, fase di crescita rapida, nelle ragazze una storia di amenorrea, un equipaggiamento non adeguato in relazione al processo di crescita, un programma di allenamento intenso, un mancato rispetto di adeguati tempi di recupero (per esempio più competizioni nello stesso giorno o in giornate consecutive).
Per quel che riguarda le aspettative nei confronti del giovane atleta non si può tenere conto solo dell’età anagrafica, in quanto la variabilità individuale è molto ampia per quel che riguarda la maturità psicofisica. Aspettative sproporzionate inducono una caduta dell’autostima (se l’obiettivo è irraggiungibile la competizione può essere solo fonte di frustrazione) e di conseguenza l’abbandono.
Un’altro fattore di rischio è rappresentato dalla troppo precoce specializzazione nello sport che si è visto essere correlata con un più alto indice di abbandono ed una più frequente comparsa di sintomi da burnout.
Ma cosa fare per limitare gli effetti dannosi?
In primo luogo bisogna evitare allenamenti troppo frequenti nella settimana e nell’anno, così da rispettare corretti tempi di recupero. I programmi di allenamento devono essere individualizzati per tenere conto della velocità di accrescimento e delle caratteristiche psicofisiche di ogni giovane atleta. Prevedere una preparazione prima dell’inizio della stagione agonistica vera e propria. La preparazione preallenamento non deve essere mai trascurata, con una corretta pratica del riscaldamento e dello stretching. Bisogna enfatizzare il piacere che si può ottenere dalla pratica sportiva e dal miglioramento progressivo delle proprie abilità più che la competitività e l’obiettivo della vittoria.
Tranne che per quegli sport che obbligatoriamente richiedono una specializzazione molto precoce (nuoto, ginnastica, pattinaggio artistico … ) va incoraggiata, nei giovani, la diversificazione degli sport praticati.