Caffè: luci ed ombre.

Il caffè è una delle bevande più bevute al mondo. Per questo è sempre più oggetto di studio la relazione fra assunzione di caffeina e la condizione di salute.

  • La caffeina è presente in una serie di fonti alimentari tra cui tè, caffè, bevande al cacao, barrette di cioccolato e bevande analcoliche. Il contenuto di caffeina di questi alimenti varia, come segue:
  • Caffè – 71-220 mg / 150 ml
  • Tè – 32-42 mg / 150 ml
  • Bevande alla cola – 32-70 mg / 330 ml
  • Bevande al cacao – 4 mg / 150 ml

Uno studio effettuato su quasi 300.000 residenti nel Regno Unito ha concluso che il consumo moderato e quotidiano di caffè non ha avuto effetto apparente nell’innescare aritmie cardiache ed è stato persino collegato ad un calo, modesto, ma statisticamente significativo, delle aritmie.

Nelle persone che riferivano di assumere fino a cinque o sei tazze di caffè al giorno, è stato rilevato che ogni tazza di caffè in più (al giorno), ha ridotto l’incidenza di episodi aritmici del 3% (statisticamente significativo), rispetto a coloro che hanno bevuto meno tazze giornaliere.

Nella stessa direzione un altro studio, protratto per 9 anni, su 19.000 statunitensi, che ha dimostrato una significativa riduzione dell’incidenza di fibrillazione atriale in uomini che bevevano da una a tre tazze di caffè al giorno.

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La formula della caffeina.

Ancora, una recente revisione di studi ha rilevato che “il consumo abituale da lieve a moderato di bevande contenenti caffeina, in particolare un’assunzione giornaliera di 2-3 tazze di caffè o tè, sembra essere sicuro in un’ampia gamma di condizioni cardiovascolari e può anche essere benefico rispetto a diabete mellito, aterosclerosi, insufficienza cardiaca, aritmia e mortalità totale “, ma ha anche concluso che” è meglio evitare il consumo acuto di alte dosi di caffeina, in particolare sotto forma di bevande energetiche “. In particolare sulle aritmie cardiache, la revisione afferma che “mentre la caffeina è comunemente considerata un fattore scatenante per le aritmie da medici e pazienti allo stesso modo, ci sono prove minime a sostegno di questo malinteso. Piuttosto la caffeina è associata a una lieve riduzione dell’incidenza della fibrillazione atriale.”

Oltre agli effetti sul cuore sono stati segnalati altri benefici per la salute, tra cui una migliore sopravvivenza globale. E’ stata studiata l’associazione del consumo di caffè con le malattie del fegato, epatite virale, steatosi epatica non alcolica, cirrosi e carcinoma epatocellulare (HCC) concludendo che nei pazienti con malattia epatica cronica, il consumo quotidiano di caffè dovrebbe essere incoraggiato.

Studi contrastanti hanno valutato il ruolo dell’assunzione di caffeina nei diabetici. Per la maggior parte indicano un effetto positivo.

Se ingerita in quantità eccessive per periodi prolungati, le cose cambiano.
La caffeina produce il caffeinismo, che consiste principalmente nelle seguenti caratteristiche:

Sistema nervoso centrale (SNC)
– Mal di testa, vertigini, ansia, agitazione, tremori, formicolio periorale e alle estremità, confusione, psicosi, convulsioni
Cardiovascolare
– Palpitazioni o battito cardiaco accelerato, dolore toracico
Gastrointestinale (GI)
– Nausea e vomito, dolore addominale, diarrea, incontinenza intestinale, anoressia.

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A carico del sistema nervoso centrale, in caso di intossicazione acuta, si evidenziano:
Ansia, agitazione
Tremori
Convulsioni
Stato mentale alterato
Reperti di testa, occhi, orecchie, naso e gola
Pupille dilatate ma reattive alla luce

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