Le sigarette elettroniche sono dannose sotto vari aspetti.
L’uso della della sigaretta elettronica è sempre più frequente, specie fra i giovani.
Essa viene commercializzata come una sicura alternativa al fumo di sigaretta per ottenere i vantaggi della stimolazione dovuta all’assunzione di nicotina, senza gli effetti dannosi degli altri componenti presenti nel fumo di tabacco.
Le sigarette elettroniche sono dei dispositivi, alimentati da una batteria, in grado di riscaldare e portare in aerosol una miscela liquida che l’utilizzatore può inalare o aspirare. Il liquido è composto normalmente da nicotina (in quantità variabili da zero all’equivalente di un pacchetto di sigarette per ogni ricarica), aromi, e glicole di propilene, tutte sostanze che in varia misura possono agire sul sistema cardio-circolatorio, come riassunto nella figura. Come risultato di questi effetti si può dire che l’uso di questi dispositivi aumenta il rischio di infarto del miocardio e il danno alle arterie.
Nel 2019 uno studio pubblicato dalla New York University ha dimostrato che nel processo di combustione della nicotina, nelle sigarette elettroniche, questa viene trasformata in nitrosamine che sono riconosciute come potenti agenti cancerogeni. Infatti nell’organismo umano esiste, in grande quantità una sostanza (citocromo p450) che svolge la sua azione enzimatica trasformando le nitrosamine in sostanze con un grande potenziale di danno a carico del DNA.
In un primo tempo si era sostenuto da più parti, anche autorevoli, che le nitrosamine assunte col fumo da sigaretta elettronica fossero in quantità minima, tale da ridurre del 95% il rischio carcinogenetico, ma lo studio citato ha dimostrato il contrario, misurando la concentrazione di queste sostanze nella saliva, nelle urine e nel sangue di fumatori di sigarette elettroniche.
Oltre a queste il vapore prodotto contiene sostanze chimiche tossiche tra cui acroleina, stirene e formaldeide
Tutti questi prodotti sarebbero in grado di indurre tumori nei polmoni e, per periodi di esposizione più lunghi, nelle vie urinarie.
Ma la nicotina ha anche altri effetti dimostrati: L’esposizione prenatale al fumo di tabacco è stata correlata ad una più elevata incidenza di obesità nell’adolescenza; Nei lattanti esposti al fumo passivo è maggiore l’incidenza delle morti improvvise; Nei bambini e negli adolescenti è in grado di disturbare lo sviluppo del cervello e di indurre disturbi dello sviluppo neurologico; In gravidanza inibisce lo sviluppo del feto.
Inoltre è stato recentemente dimostrato che anche il fumo delle sigarette elettroniche, essendo in grado di alterare le mucose dell’aparato respiratorio, riduce la risposta antivirale dell’organismo facilitando in particolare l’aggressione da parte del coronavirus responsabile della CoVid-19, anche se, probabilmente, in misura minore rispetto al fumo di tabacco.
Diverse voci affermano effetti deleteri derivanti dall’uso delle mascherine nello sport. Le evidenze scientifiche affermano il contrario.
Recentemente si sente molto parlare di mascherine e sport.
Ne parlano esperti e meno esperti, da diversi punti di vista.
A cominciare dai politici, come Matteo Renzi, che, come riferì Huffpost , l’11 ottobre dello scorso anno twittava: “Giusto essere prudenti, rispettare le regole e indossare la mascherina. Sostenere invece che si debba usare la mascherina anche mentre si corre è semplicemente assurdo. Spero che il Governo ci ripensi subito”.
E così si sono potuti leggere articoli su diverse testate nei quali si sosteneva, anche da parte di medici, che l’uso della mascherina nella pratica sportiva era deleterio. Per citarne alcuni:
il 15 maggio 2020 su Montagna tv, sito sul mondo della montagna , un medico teorizzava che nello sport, contrariamente a quanto avviene nelle normali attività di ogni giorno, la mascherina
“ … essendo una barriera non garantisce un ottimale afflusso di ossigeno, soprattutto sotto sforzo. Quindi può essere un problema nel momento in cui il corpo richiede più ossigeno. Inoltre, se la si indossa correttamente, all’interno della mascherina si accumula una parte dell’anidride carbonica espirata. Nella normale attività respiratoria questa ha il tempo di uscire, sotto sforzo il maggior numero di atti respiratori fa si che venga respirata e che se ne accumuli sempre di nuova. Nel momento in cui se ne accumula troppa la funzionalità respiratoria non è più ottimale. … “. In alternativa all’uso della mascherina
sconsigliava di correre in fila indiana, ma di farlo mantenendo una distanza di sicurezza di circa 4 metri.
“La mascherina è controproducente, se indossata durante la corsa o, comunque, durante l’attività motoria. Parliamo, naturalmente, di mascherine chirurgiche, che hanno lo scopo di proteggere gli altri dalla vaporizzazione del respiro di chi le indossa. I ‘droplet’, le goccioline che veicolano il virus, vengono bloccate, proteggendo le persone che stanno accanto”. Il dottor Macis prova ad analizzare quel passaggio che tanto fa discutere: “Se si corre la mattina presto, è difficile incontrare altre persone. E il rischio si elimina comunque mantenendo la distanza di un metro dagli altri”.
ATTENZIONE ALLA CO2 – “Capisco che chi governa debba decidere facendo attenzione alla testa degli altri”, prosegue il dottor Macis, “ma la mascherina crea problemi. Se, per esempio, la si indossa durante un test da sforzo, io medico sono protetto da eventuali vaporizzazioni. Ma chi si sottopone a sforzo, con la mascherina che copre naso e bocca, respira una quantità maggiore di anidride carbonica, rischiando di andare in alcalosi e quindi rischiando lo svenimento. Perché, in questo modo, si respira una miscela di CO2 superiore a quella presente nell’aria”. In evidente disaccordo con il Collega che chiedeva un distanziamento di 4 metri perché il droplet arriverebbe ad almeno due metri e mezzo.
Ma non solo alcuni medici si sono spesi in teorie contro l’uso della mascherina. Anche mamme ed avvocati si sono autoproclamati esperti in fatto di fisiologia respiratoria. Infatti il 18 novembre 2020, il sito della “Associazione di studi e informazione sulla salute” pubblicava: “Mascherine e sport – la denuncia di una mamma”. In tale poste la redazione affermava :”
Sul sito della Federazione Medico Sportiva Italiana si legge che “La CERTIFICAZIONE D’IDONEITÀ è ben più di un mero obbligo di legge; rappresenta il più valido strumento di prevenzione per la tutela sanitaria e la valorizzazione del patrimonio sportivo nazionale. La visita di idoneità, infatti, non ha solo la funzione di evidenziare eventuali incompatibilità con la pratica sportiva, ma anche di rilevare possibili patologie prevenendo lo sviluppo di complicanze future.”
Ciò premesso fa specie che presso alcuni istituti di medicina dello sport si sottopongano gli atleti (anche minorenni) al consueto test da sforzo al cicloergometro ed ergospirometria con indosso la mascherina.” Ma non spiegava perché far indossare la mascherina durante il test fosse contrario a quanto previsto per la certificazione d’idoneità da parte della Federazione Medico Sportiva Italiana.
Il 20 gennaio 2021 di nuovo l’inserto Salute de La Repubblica si occupò di sport e mascherine, questa volta ritrattando quanto affermato l’anno prima, infatti tiolò:
Fiato corto: non è colpa della mascherina
di Giulia Masoero Regis
Uno studio del Centro cardiologico Monzino conferma: nessuna conseguenza sul cuore
No, le mascherine non aumentano il rischio di intossicazione da anidride carbonica
Le mascherine non causano danni, nemmeno a chi ha la Bpco. Uno studio pubblicato sulla rivista dell’American Thoracic Society dimostra che non intrappolano l’anidride carbonica e dunque non determinano una sovra-esposizione alla CO2, come riferito da alcune voci. Un’altra fake news
Nell’articolo viene riportato:
“L’idea che le mascherine siano tossiche e facciano male ai polmoni e al sistema immunitario è una fake news che ha circolato durante tutto questo periodo e che è stata smascherata più volte dalle autorità sanitarie nazionali e internazionali. Recentemente a farlo è stata la Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, in una pagina sul proprio sito anti-bufale Dottore ma è vero che. La pagina smonta alcuni dei miti errati più diffusi, come l’ipotesi che indossare la mascherina possa causare un avvelenamento da anidride carbonica o che indebolisca il sistema immunitario o ancora che ci sia una ridotta ossigenazione.
In particolare riguardo all’anidride carbonica gli esperti spiegano che “le molecole di CO2 sono minuscole – molto più piccole delle goccioline contenenti coronavirus che le maschere sono progettate per arrestare – e non possono essere intrappolate da un materiale traspirante”. La sovra-esposizione a questa sostanza, si presenterebbe soltanto se la mascherina fosse talmente ermetica da trattenere l’aria espirata, scrivono sulla pagina, ma nessuna mascherina presenta queste proprietà. Inoltre le mascherine non limitano la quantità di ossigeno inalato e la sensazione di scomodità nell’uso è legata ad altri meccanismi, neurologici e psicologici.
Ma cosa ci dicono gli studi pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali?
Un gruppo di ricercatori delle Università di California (USA), Waterloo (Canada), British Columbia (Canada), Washington (USA), Winnipeg (Canada), e Vancouver (Canada), con uno studio multicentrico hanno dimostrato che gli effetti sull’organismo indotti dalle mascherine (sia chirurgiche, sia N95, sia mascherine industriali) sono minimi, spesso talmente modesti da non poter essere visti e ciò anche per esercizi molto intensi. Non hanno rilevato alcuna differenza legata al sesso o all’età. Gli unici soggetti che possono risentire dell’uso della mascherina sono quelli affetti da gravi malattie cardiache o polmonari.
Altri ricercatori hanno pubblicato un articolo in cui affermano che per giovani sani indossare una mascherina durante un test al cicloergometro, protratto sino all’esaurimento muscolare, non induce alcuna modificazione relativamente a saturazione arteriosa di ossigeno, indice di ossigenazione tissutale, frequenza cardiaca e sforzo percepito ciò in qualsiasi fase dell’esercizio.
Un altro gruppo di studiosi ha voluto verificare l’effeto della mascherina (chirurgica e N95) in soggetti affetti da grave pneumopatia. Anche in questi, a fronte di una modestissima diminuzione della concentrazione di ossigeno (attesa vista la gravità della malattia da cui erano affetti) non si è verificato alcun aumento nella concentrazione di anidride carbonica.
Degli studiosi statunitensi, dopo aver valutato che gli effetti fisiologici dell’uso di una mascherina sono pressoché nulli, hanno ipotizzato che le reazioni da taluni evidenziate, siano di natura psicologica, legate principalmente all’ansia