Lo sport nell’adolescenza e preadoloescenza. E’ tutto oro?

Che lo sport faccia bene è un concetto ampiamente accettato.

Che lo sport iniziato in giovane età faccia bene è, ache questo, un concetto ampiamente accettato.

I vantaggi della pratica sportiva in giovane età, adolescenziale e preadolescenziale, sono innumerevoli e riguardano sia l’aspetto fisico che quello psichico, emotivo e sociale.

Gli sport sono infatti in grado di aumentare l’autostima e offrono un’impareggiabile occasione di socializzazione fra “pari”. Tanto più vero nella società urbanizzata, dove le occasioni di incontro “libero”, non organizzato, sono di molto ridotte rispetto a quel che avveniva cinquanta o sessant’anni fa.

Però …

Troppo spesso lo sport giovanile viene caricato di aspettative di tipo economico, sia da parte dei tecnici e delle società sportive, sia da parte delle famiglie, che vedono nel successo sportivo una possibilità di vantaggio economico e talora una rivalsa nei confronti degli insuccessi sportivi o più genericamente sociali, di padri e madri.

Questo comporta la spinta all’ inizio precoce di attività di allenamento intensivo e di  competizione, che induce, oltre ad un aumentata pressione psicologica a carico dei giovani atleti, anche un’accentuata esposizione a lesioni fisiche da  “overuse”.

Cosa si intende per lesioni da overuse? Si tratta di lesioni dipendenti da attività svolte con carichi muscolo scheletrici submassimali ripetitivi intervallati da un periodo di recupero insufficiente per consentire  all’organismo di mettere in atto gli opportuni adattamenti.

Le strutture più frequentemente danneggiate da questo tipo di approccio allo sport sono: le unità funzionali muscolo-tendinee, le ossa (a carico delle quali si può arrivare al verificarsi delle così dette “fratture da durata”), le borse. Nei soggetti in accrescimento si possono verificare anche danni alle apofisi ossee ed alle epifisi, cioè a quelle strutture che sono deputate all’accrescimento osseo.

Una pubblicazione sul British Journal of Sport Medicine (Di Fiori JP, Benjamin HJ, Brenner JS, et al. Overuse injuries and burnout in youth sports: a position statement from the American Medical Society for Sports Medicine Br J Sports Med 2014;48:287-288. ) ha cercato, mediante l’analisi comparata di vari studi di evidenziare:

  1. elementi che facilitino l’individuazione dei giovani a rischio di lesioni da “overuse” e di burnout da sport;
  2. individuare i fattori di rischio e le lesioni tipiche dei giovani atleti;
  3. descrivere quelle lesioni che possono comportare sequele a lungo termine;
  4. evidenziare i fattori di rischio ed i sintomi collegati al burnout nei giovani atleti;
  5. indicare azioni preventive per le lesioni da overuse.

Gli studi hanno evidenziato  come l’incidenza di queste lesioni sia sottostimata.

Fra i fattori di rischio più importanti  vanno ricordati:  precedenti lesioni, fase di crescita rapida, nelle ragazze una storia di amenorrea, un equipaggiamento non adeguato in relazione al processo di crescita, un programma di allenamento intenso, un mancato rispetto di adeguati tempi di recupero (per esempio più competizioni nello stesso giorno o in giornate consecutive).

Per quel che riguarda le aspettative nei confronti del giovane atleta non si può tenere conto solo dell’età anagrafica, in quanto la variabilità individuale è molto ampia per quel che riguarda la maturità psicofisica. Aspettative sproporzionate inducono una caduta dell’autostima (se l’obiettivo è irraggiungibile la competizione può essere solo fonte di frustrazione) e di conseguenza l’abbandono.

Un’altro fattore di rischio è rappresentato dalla troppo precoce specializzazione nello sport che si è visto essere correlata con un più alto indice di abbandono ed una più frequente comparsa di sintomi da burnout.

Ma cosa fare per limitare gli effetti dannosi?

In primo luogo bisogna evitare allenamenti troppo frequenti nella settimana e nell’anno, così da rispettare corretti tempi di recupero. I programmi di allenamento devono essere individualizzati per tenere conto della velocità di accrescimento e delle caratteristiche psicofisiche di ogni giovane atleta. Prevedere una preparazione prima dell’inizio della stagione agonistica vera e propria. La preparazione preallenamento non deve essere mai trascurata, con una corretta pratica del riscaldamento e dello stretching. Bisogna enfatizzare il piacere che si può ottenere dalla pratica sportiva e dal miglioramento progressivo delle proprie abilità  più che la competitività e l’obiettivo della vittoria.

Tranne che per quegli sport che obbligatoriamente richiedono una specializzazione molto precoce (nuoto, ginnastica, pattinaggio artistico … ) va incoraggiata, nei  giovani, la diversificazione degli sport praticati.

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