I certificati di idoneità medico-sportiva.

Facciamo chiarezza.

Il rilascio del certificato medico sportivo è regolato da leggi e normative nazionali.

In Italia, ad esempio, è obbligatorio per la pratica di molte discipline sportive sia a livello dilettantistico che agonistico.

A seconda delle attività che la persona intende svolgere la legge prevede diverse tipologie di certificato:

  • Certificato ludico-sportivo
  • Certificato per attività sportiva non agonistica
  • Certificato per attività sportiva agonistica

Per ogni tipo di visita certificativa la legge specifica finalità,  periodicità,  modalità di esecuzione e titoli del Medico abilitato ad effettuarla.

Ai bambini fino ai 6 anni non è richiesto alcun certificato (salvo specifica indicazione del Pediatra).

Il Certificato ludico-sportivo

è un certificato non più obbligatorio, ma facoltativo dal 2013

(Legge Ministeriale n. 98 del 9 agosto 2013).

Viene rilasciato su richiesta a chiunque pratichi attività sportiva non agonistica e che non sia tesserato dalle Federazioni Sportive Nazionali o dagli Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal CONI.

Può essere rilasciato da qualsiasi medico abilitato alla professione su apposito modello predefinito ed immodificabile (allegato B D.M. 98).

Non vi è obbligo di eseguire un elettrocardiogramma, dura di norma un anno, può indicare delle limitazioni delle attività.

Il Certificato per attività sportiva non agonistica.

Prevede l’accertamento dello stato di buona salute, con misurazione della pressione arteriosa, nonché l’esecuzione o la visione dell’elettrocardiogramma di base (ECG).

La legge prevede:

  • ECG a riposo effettuato almeno una volta nella vita.
  • ECG a riposo eseguito ogni anno per sportivi di età superiore ai 60 anni o con altri fattori di rischio cardiovascolare.
  • ECG a riposo eseguito ogni anno per soggetti con patologie croniche note e conclamate, che causino aumentato rischio cardiovascolare, indipendentemente dall’età.

La FMSI, tuttavia, ha dato indicazioni di eseguire l’elettrocardiogramma a ogni visita medico-sportiva non agonistica.

Il Certificato non agonistico è richiesto:

  • per gli alunni che svolgono attività fisico-sportive parascolastiche, organizzate cioè dalle scuole al di fuori dall’orario di lezione;
  • per coloro che fanno sport presso società affiliate alle Federazioni sportive nazionali e al Coni (ma che non siano considerati atleti agonisti).
  • coloro che partecipano ai giochi sportivi studenteschi nelle fasi precedenti a quella nazionale.

La visita prevede oltre l’analisi e l’esame obiettivo, l’esecuzione/visione di un elettrocardiogramma a riposo

Il modello del certificato è stabilito dalla legge.

Può essere rilasciato da:

  • specialisti in Medicina dello sport presso gli ambulatori delle ASL o presso centri privati autorizzati
  • medici di medicina generale
  • pediatri di libera scelta convenzionati con il SSN, limitatamente ai propri assistiti
  • medici della Federazione medico-sportiva del CONI.

L’attività sportiva di particolare ed elevato impegno cardio-vascolare.

Regolamentata dal Decreto ministeriale 24 aprile 2013.

Detta certificazione è riferita a quei soggetti “non tesserati” che partecipano a manifestazioni non
agonistiche o di tipo ludico-motorio quali manifestazioni podistiche di lunghezza superiore ai 20 Km,
gran fondo di ciclismo, di nuoto, di sci di fondo o altre tipologie analoghe, patrocinate da Federazioni Sportive, Discipline Sportive Associate ed Enti di Promozione Sportiva.

Il controllo medico deve necessariamente comprendere:

  • rilevazione della pressione arteriosa;
  • elettrocardiogramma basale,
  • step test o un test ergometrico con monitoraggio dell’attività cardiaca;
  • altri eventuali accertamenti ritenuti utili e opportuni a giudizio del medico;

Il Certificato per attività sportiva agonistica.

È regolamentato da:

Decreto ministeriale 18 2 1982

Circolare 643 del 18 3 1996

Riguarda:

tutti i tesserati ad una Federazione del CONI, a una Disciplina Sportiva Associata o a un Ente di
Promozione Sportiva riconosciuto dal CONI, con età minima di inizio e di fine dell’attività
agonistica, stabilita da ciascuno di questi soggetti;
i partecipanti alle fasi nazionali dei Giochi della Gioventù.

Il certificato per l’attività agonistica può essere rilasciato da Medici in possesso della specializzazione in Medicina dello Sport o dell’attestato
ministeriale di cui alla legge n. 1099/71, operanti presso strutture pubbliche o private accreditate dalle Regioni.


La Circolare ministeriale del 31 gennaio 1983, n.7 chiarisce che “Per i medici della Federazione
medico-sportiva italiana bisogna intendere coloro che lo statuto della federazione stessa definisce
«soci ordinari» e cioè medici in possesso della specializzazione in medicina dello sport o
dell’attestato ministeriale di cui alla legge n. 1099/71″

Il protocollo di visita è valido su tutto il territorio nazionale, con varianti in funzione delle diverse discipline.

La visita medica per il rilascio dell’idoneità agonistica per gli sport di cui alla Tabella A
dell’Allegato 1 al Decreto in parola deve comprendere:
l’anamnesi;
la determinazione del peso corporeo (in Kg) e della statura (in cm);
l’esame obiettivo, con particolare riguardo agli organi ed apparati specificamente impegnati
nello sport praticato;
l’esame generico dell’acuità visiva mediante ottotipo luminoso;
l’esame del senso cromatico (solo per gli sport motoristici);
il rilievo indicativo della percezione della voce sussurrata a 4m di distanza, quando non è
previsto l’esame specialistico ORL;
test delle urine;
elettrocardiogramma a riposo (ECG basale).


Per gli sport di cui alla Tabella B, dell’Allegato 1 del D.M. , oltre a quanto sopra, sono previsti:
lo step test (3min) con valutazione della tolleranza allo sforzo fisico mediante calcolo IRI;
l’esame spirografico con rilevamento dei seguenti parametri:
capacità vitale (CV);
volume respiratorio massimo al secondo (VEMS);
indice di Tiffeneau (VEMS/CV);
massima ventilazione volontaria (MVV).

Il 20 maggio: 1⁰ confronto Triestino sulla Medicina dello sport.

A Trieste il primo confronto sulla medicina dello sport.

Il 20 maggio si terrà a Trieste il “primo confronto Triestino sulla medicina dello sport”

La sede prescelta per il convegno è la centralissima sala San Nicolò presso il Palace Suite, in via Dante 6. L’organizzazione è stata affidata alla KeyCongressi di Trieste.

I lavori, che si apriranno alle 9 e si protarranno sino al pomeriggio, saranno divisi in più sessioni.

Al mattino verranno focalizzati aspetti ortopedico traumatologici, in particolare sulla patologia della spalla instabile, sulle tendiniti dell’Achille e sulle problematiche relative alla colonna dei giovani sportivi.

Nel pomeriggio verranno discussi gli aspetti legati a patologie respiratorie, al diabete ed all’obesità nei giovani sportivi.

Novità: ottenuto accreditamento ECM anche per infermieri, fisioterapisti, biologi, farmacisti, dietisti, assistenti sanitari.

Mascherine e sport: opinioni e fatti. L’idea che le mascherine siano tossiche e facciano male ai polmoni e al sistema immunitario è una fake news.

Diverse voci affermano effetti deleteri derivanti dall’uso delle mascherine nello sport. Le evidenze scientifiche affermano il contrario.

Recentemente si sente molto parlare di mascherine e sport.

Ne parlano esperti e meno esperti, da diversi punti di vista.

A cominciare dai politici, come Matteo Renzi, che, come riferì Huffpost , l’11 ottobre dello scorso anno twittava: “Giusto essere prudenti, rispettare le regole e indossare la mascherina. Sostenere invece che si debba usare la mascherina anche mentre si corre è semplicemente assurdo. Spero che il Governo ci ripensi subito”.

E così si sono potuti leggere articoli su diverse testate nei quali si sosteneva, anche da parte di medici, che l’uso della mascherina nella pratica sportiva era deleterio. Per citarne alcuni:

il 15 maggio 2020 su Montagna tv, sito sul mondo della montagna , un medico teorizzava che nello sport, contrariamente a quanto avviene nelle normali attività di ogni giorno, la mascherina

“ … essendo una barriera non garantisce un ottimale afflusso di ossigeno, soprattutto sotto sforzo. Quindi  può essere un problema nel momento in cui il corpo richiede più ossigeno. Inoltre, se la si indossa correttamente, all’interno della mascherina si accumula una parte dell’anidride carbonica espirata. Nella normale attività respiratoria questa ha il tempo di uscire, sotto sforzo il maggior numero di atti respiratori fa si che venga respirata e che se ne accumuli sempre di nuova. Nel momento in cui se ne accumula troppa la funzionalità respiratoria non è più ottimale. … “. In alternativa all’uso della mascherina

sconsigliava di correre in fila indiana, ma di farlo mantenendo una distanza di sicurezza di circa 4 metri.

Come, per altro, si è sempre visto fare.

L’inserto Salute de La Repubblica del 10 maggio 2020 un articolo era titolato:

Atleti con la mascherina? No, si rischia la mancanza di ossigeno

di GIULIA MASOERO REGIS

Sconsigliata per corsa e ciclismo ad alta intensità perché bisogna ventilare di più”

Il 17 aprile 2020 il dottor Alberto Macis, in un’intervista su L’Unione Sarda sosteneva:

“La mascherina è controproducente, se indossata durante la corsa o, comunque, durante l’attività motoria. Parliamo, naturalmente, di mascherine chirurgiche, che hanno lo scopo di proteggere gli altri dalla vaporizzazione del respiro di chi le indossa. I ‘droplet’, le goccioline che veicolano il virus, vengono bloccate, proteggendo le persone che stanno accanto”. Il dottor Macis prova ad analizzare quel passaggio che tanto fa discutere: “Se si corre la mattina presto, è difficile incontrare altre persone. E il rischio si elimina comunque mantenendo la distanza di un metro dagli altri”.

ATTENZIONE ALLA CO2 – “Capisco che chi governa debba decidere facendo attenzione alla testa degli altri”, prosegue il dottor Macis, “ma la mascherina crea problemi. Se, per esempio, la si indossa durante un test da sforzo, io medico sono protetto da eventuali vaporizzazioni. Ma chi si sottopone a sforzo, con la mascherina che copre naso e bocca, respira una quantità maggiore di anidride carbonica, rischiando di andare in alcalosi e quindi rischiando lo svenimento. Perché, in questo modo, si respira una miscela di CO2 superiore a quella presente nell’aria”. In evidente disaccordo con il Collega che chiedeva un distanziamento di 4 metri perché il droplet arriverebbe ad almeno due metri e mezzo.

Ma non solo alcuni medici si sono spesi in teorie contro l’uso della mascherina. Anche mamme ed avvocati si sono autoproclamati esperti in fatto di fisiologia respiratoria. Infatti il 18 novembre 2020, il sito della “Associazione di studi e informazione sulla salute” pubblicava: “Mascherine e sport – la denuncia di una mamma”. In tale poste la redazione affermava :”

Sul sito della Federazione Medico Sportiva Italiana si legge che “La CERTIFICAZIONE D’IDONEITÀ è ben più di un mero obbligo di legge; rappresenta il più valido strumento di prevenzione per la tutela sanitaria e la valorizzazione del patrimonio sportivo nazionale. La visita di idoneità, infatti, non ha solo la funzione di evidenziare eventuali incompatibilità con la pratica sportiva, ma anche di rilevare possibili patologie prevenendo lo sviluppo di complicanze future.”

Ciò premesso fa specie che presso alcuni istituti di medicina dello sport si sottopongano gli atleti (anche minorenni) al consueto test da sforzo al cicloergometro ed ergospirometria con indosso la mascherina.” Ma non spiegava perché far indossare la mascherina durante il test fosse contrario a quanto previsto per la certificazione d’idoneità da parte della Federazione Medico Sportiva Italiana.

Il 20 gennaio 2021 di nuovo l’inserto Salute de La Repubblica si occupò di sport e mascherine, questa volta ritrattando quanto affermato l’anno prima, infatti tiolò:

Fiato corto: non è colpa della mascherina

di Giulia Masoero Regis

Uno studio del Centro cardiologico Monzino conferma: nessuna conseguenza sul cuore

Sulla stessa linea il sito Wired.it che il 6 ottobre 2020 pubblicava:

No, le mascherine non aumentano il rischio di intossicazione da anidride carbonica

Le mascherine non causano danni, nemmeno a chi ha la Bpco. Uno studio pubblicato sulla rivista dell’American Thoracic Society dimostra che non intrappolano l’anidride carbonica e dunque non determinano una sovra-esposizione alla CO2, come riferito da alcune voci. Un’altra fake news

Nell’articolo viene riportato:

“L’idea che le mascherine siano tossiche e facciano male ai polmoni e al sistema immunitario è una fake news che ha circolato durante tutto questo periodo e che è stata smascherata più volte dalle autorità sanitarie nazionali e internazionali. Recentemente a farlo è stata la Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, in una pagina sul proprio sito anti-bufale Dottore ma è vero che. La pagina smonta alcuni dei miti errati più diffusi, come l’ipotesi che indossare la mascherina possa causare un avvelenamento da anidride carbonica o che indebolisca il sistema immunitario o ancora che ci sia una ridotta ossigenazione.

In particolare riguardo all’anidride carbonica gli esperti spiegano che le molecole di CO2 sono minuscole – molto più piccole delle goccioline contenenti coronavirus che le maschere sono progettate per arrestare – e non possono essere intrappolate da un materiale traspirante. La sovra-esposizione a questa sostanza, si presenterebbe soltanto se la mascherina fosse talmente ermetica da trattenere l’aria espirata, scrivono sulla pagina, ma nessuna mascherina presenta queste proprietà. Inoltre le mascherine non limitano la quantità di ossigeno inalato e la sensazione di scomodità nell’uso è legata ad altri meccanismi, neurologici e psicologici.

Ma cosa ci dicono gli studi pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali?

Un gruppo di ricercatori delle Università di California (USA), Waterloo (Canada), British Columbia (Canada), Washington (USA), Winnipeg (Canada), e Vancouver (Canada), con uno studio multicentrico hanno dimostrato che gli effetti sull’organismo indotti dalle mascherine (sia chirurgiche, sia N95, sia mascherine industriali) sono minimi, spesso talmente modesti da non poter essere visti e ciò anche per esercizi molto intensi. Non hanno rilevato alcuna differenza legata al sesso o all’età. Gli unici soggetti che possono risentire dell’uso della mascherina sono quelli affetti da gravi malattie cardiache o polmonari.

Altri ricercatori hanno pubblicato un articolo in cui affermano che per giovani sani indossare una mascherina durante un test al cicloergometro, protratto sino all’esaurimento muscolare, non induce alcuna modificazione relativamente a saturazione arteriosa di ossigeno, indice di ossigenazione tissutale, frequenza cardiaca e sforzo percepito ciò in qualsiasi fase dell’esercizio.

Un altro gruppo di studiosi ha voluto verificare l’effeto della mascherina (chirurgica e N95) in soggetti affetti da grave pneumopatia. Anche in questi, a fronte di una modestissima diminuzione della concentrazione di ossigeno (attesa vista la gravità della malattia da cui erano affetti) non si è verificato alcun aumento nella concentrazione di anidride carbonica.

Degli studiosi statunitensi, dopo aver valutato che gli effetti fisiologici dell’uso di una mascherina sono pressoché nulli, hanno ipotizzato che le reazioni da taluni evidenziate, siano di natura psicologica, legate principalmente all’ansia