Anche se il pickleball è uno sport a basso indice di rischio traumatico, è opportuno, per ridurre ulteriormente il rischio e per migliorare le proprie prestazioni, mettere in conto una preparazione atletica ed osservare alcune regole.
Mantenere una buona idratazione. Poiché l’idratazione è importante per un buona performance e per un buon recupero è fondamentale bere acqua prima durante e dopo il gioco. Non è necessario ricorrere a integratori salini se non in condizione di temperature particolarmente elevate.
Eseguire sempre un warm-up (per esempio un poco di corsa in campo o salti sul posto) e stretching (in particolare di spalle, braccia e gambe).
Pur essendo un’attività a basso impatto sulle articolazioni, comunque comporta rapidi movimenti e cambi di direzione. E’ quindi opportuno prestare attenzione ad utilizzare calzature adatte e curare la tecnica per ridurre ulteriormente il rischio di danni.
Prevedere nella preparazione esercizi per il miglioramento della forza e per il miglioramento della funzione cardio-vascolare.
I movimenti del pickleball sono per lo più ripetitivi, andrebbero quindi affiancate attività diverse (nuoto, ciclismo, yoga … ) a completamento dell’allenamento specifico.
Curare l’alimentazione con una dieta bilanciata, ricca in frutta, verdure, proteine e glucidi.
Non sottovalutare mai i messaggi del proprio corpo e non ignorare segnali di fatica, o dolore. Riposare quando necessario può mettere al riparo da infortuni più gravi.
Non dimenticare la protezione cutanea utilizzando abbigliamento adatto e filtri solari.
L’Istituto superiore di Sanità, nell’ambito del “Progetto cuore”, mette a disposizione dei cittadini un algoritmo per la valutazione del rischio cardiaco individuale.
La valutazione può essere effettuata nella fascia di età fra i 35 ed i 69 anni e stima la probabilità di incorrere in un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto o ictus) nei successivi 10 anni.
Il calcolo è le misurazioni devono essere eseguiti dal medico e non possono essere effettuati per valori estremi dei fattori di rischio.
L’indicazione a ripetere il calcolo tiene conto di tre “cut off”:
Rischio superiore o uguale al 20%: ogni 6 mesi;
Rischio superiore o uguale al 3% ed inferiore al 20%: una volta all’anno;
Rischio inferiore al 3%: una volta ogni 5 anni.
Qui il link per la tabella che consente il calcolo del rischio individuale.
A Trieste il primo confronto sulla medicina dello sport.
Il 20 maggio si terrà a Trieste il “primo confronto Triestino sulla medicina dello sport”
La sede prescelta per il convegno è la centralissima sala San Nicolò presso il Palace Suite, in via Dante 6. L’organizzazione è stata affidata alla KeyCongressi di Trieste.
I lavori, che si apriranno alle 9 e si protarranno sino al pomeriggio, saranno divisi in più sessioni.
Al mattino verranno focalizzati aspetti ortopedico traumatologici, in particolare sulla patologia della spalla instabile, sulle tendiniti dell’Achille e sulle problematiche relative alla colonna dei giovani sportivi.
Nel pomeriggio verranno discussi gli aspetti legati a patologie respiratorie, al diabete ed all’obesità nei giovani sportivi.
Novità: ottenuto accreditamento ECM anche per infermieri, fisioterapisti, biologi, farmacisti, dietisti, assistenti sanitari.
I disturbi del sonno possono compromettere allenamento e performance atletica.
A sua volta lo sport può essere causa di disturbi del sonno.
Si possono osservare alcune semplici regole per minimizzare questo rischio.
Nel novembre 2020 il British Journal of Sports Medicine ha pubblicato una revisione di studi ed il risultato di un “consensus” circa le conseguenze che le alterazioni, i disturbi e la carenza di sonno hanno sulla performance degli atleti.
Il presupposto è che il sonno rappresenta un momento essenziale per il corpo ed in particolare per il cervello.
Come è noto l’esigenza di sonno (in termini di ore) varia con l’età. Se, a 15 anni, un adolescente necessita di circa 8 – 10 ore di sonno, un trentenne può accontentarsi di un periodo di 7 – 9 ore.
Proprio per questi motivi negli anni sono stati sviluppati vari device dedicati alla misurazione quali-quantitativa del sonno. Accanto a quelli più raffinati, come la polisonnografia hanno avuto diffusione sistemi più facili da gestire per i non professionisti, come, ad esempio, le applicazioni per smartphone. Queste però sono ritenute poco precise, hanno comunque il vantaggio di essere poco intrusive, generalmente economiche, e possono essere utili nell’incrementare l’abitudine ad una corretta igiene del sonno fornendo un feedback immediato.
Ma quali sono le ricadute delle modificazioni delle abitudini del sonno negli atleti?
I disturbi del sonno negli atleti sono indotti da fattori “non sport correlati” e da fattori sport specifici.
Cosa si può fare per ridurre il rischio che un sonno disturbato o scarso influisca negativamente sulle performance atletiche?
Bisogna osservare alcune regole:
APPROPRIATA QUANTITA’ DI SONNO (7-9 ORE PER UN ADULTO, 8- 10 ORE PER UN ADOLESCENTE)
SE IL TEMPO DI SONNO NOTTURNO E’ SCARSO E NON PUO’ VENIRE MODIFICATO POSSONO ESSERE UTILI DEI SONNELLINI DIURNI
CURARE L’IGIENE DEL SONNO: EVITARE STIMOLANTI (CAFFEINA, ALCOOL, PASTI PESANTI VICINO ALL’ORA DI CORICARSI), EVITARE DI STARE A LUNGO SVEGLI A LETTO, ADEGUATA ESPOSIZIONE ALLA LUCE AL MATTINO, CREARSI UNA ROUTINE RILASSANTE PER ADDORMENTARSI, SCEGLIER E UN AMBIENTE BUIO E TRANQUILLO
ADEGUARSI AL PROPRIO CRONOTIPO ED EVITARE ALLENAMENTI AL MATTINO PRESTO OD ALLA SERA TARDI
SE SI USANO DEVICE PER IL CONTROLLO DEL SONNO FARLO CON ATTENZIONE, EVITANDO DI FARSI INDURRE SITUAZIONI D’ANSIA