Uno sport per tutti: il Pickleball

Uno stile di vita attivo, rappresenta un valido aiuto per il mantenimento di un buono stato di salute, fisica e mentale, e per un “buon” invecchiamento.

Molte malattie, molte “disabilità” e molte condizioni di sofferenza mentale possono essere prevenute mediante un esercizio regolare.

Alcune barriere ostacolano i soggetti di media età e gli anziani nel godimento dei benefici indotti dalla pratica abituale di un’attività fisica.

La giusta attività deve rappresentare un compromesso fra le seguenti caratteristiche:
• deve garantire un livello di attività sufficiente
• non deve essere un’attività “violenta”
• deve essere un’attività proporzionata alle capacità di base del soggetto
• deve essere un’attività motivante
• deve essere possibile garantire una continuità nelle diverse stagioni
• deve essere socializzante
• non deve essere troppo costosa per consentire l’accesso a tutti
• non deve richiedere attrezzature troppo complesse per renderla praticabile dalla maggioranza della popolazione.

Uno sport che avendo, in varia misura tutte queste caratteristiche è il Pickleball, sport di racchetta che combina elementi del tennis, del badminton e del tennis tavolo; può essere giocato in singolo e in doppio e necessita solo di una racchetta e di un paio di sneakers.

È adatto a giocatori di tutte le età particolarmente per quelli anziani che vogliano mantenersi attivi.

• Basso impatto ed elevato divertimento
• Capacità di stabilire connessioni sociali
• Facilità di apprendimento
• Capacità di apportare benefici cognitivi
• Capacità di mantenere o migliorare il “fitness”
• Adattabilità a diversi livelli di abilità e forma fisica così da essere molto inclusivo
• Sviluppo dell spirito competitivo (soprattutto riguardo a obiettivi individuali)
• Accessibilità (la creazione dei campi non è particolarmente onerosa cosa che ne facilita la diffusione
• Possibilità di ottenere miglioramenti progressivi potenzialmente illimitata.

Si gioca su un campo di 44 piedi (m. 13,41) per 22 piedi (m. 6,1) diviso in due semi-campi da una rete alta 34 pollici (circa 86,4 cm) al centro e 36 pollici (circa 91,4 cm) agli estremi.

La racchetta ha dimensioni di 15,5 pollici (39,4 cm) di lunghezza e di 7,75 pollici (19,7 cm) di larghezza con leggere variazioni possibili, quindi richiede minori spostamenti;

La palla è in plastica traforata, quindi non ha rimbalzi molto alti, non raggiunge mai velocità importanti e non impatta mai con grande violenza.

Effetti benefici del Pickleball sul wellness:

1. Ottimo allenamento per il cuore (attività è di tipo aerobico)

aiuta a:
0.1. migliorare la funzione respiratoria
0.2. controllare i livelli di glicemia
0.3. controllare i valori della pressione arteriosa
0.4. migliorare la condizione del sistema cardiocircolatorio.
modificare positivamente i fattori di rischio per la malattia cardiaca riducendo, oltre alla pressione arteriosa, anche i valori della colesterolemia.

2. Migliora le capacità di attenzione.

3. Non sovraccarica le articolazioni.

4. Aiuta a ridurre lo stress.

5. Rappresenta un bel modo di incontrare persone, specialmete se si aderisce ad un’associazione sportiva. Come gli atri sport sociali aiuta a combattere il senso di solitudine e la depressione.

6. In fine, cosa che non guasta, il gioco è molto divertente.

Lo sport nell’adolescenza e preadoloescenza. E’ tutto oro?

Che lo sport faccia bene è un concetto ampiamente accettato.

Che lo sport iniziato in giovane età faccia bene è, ache questo, un concetto ampiamente accettato.

I vantaggi della pratica sportiva in giovane età, adolescenziale e preadolescenziale, sono innumerevoli e riguardano sia l’aspetto fisico che quello psichico, emotivo e sociale.

Gli sport sono infatti in grado di aumentare l’autostima e offrono un’impareggiabile occasione di socializzazione fra “pari”. Tanto più vero nella società urbanizzata, dove le occasioni di incontro “libero”, non organizzato, sono di molto ridotte rispetto a quel che avveniva cinquanta o sessant’anni fa.

Però …

Troppo spesso lo sport giovanile viene caricato di aspettative di tipo economico, sia da parte dei tecnici e delle società sportive, sia da parte delle famiglie, che vedono nel successo sportivo una possibilità di vantaggio economico e talora una rivalsa nei confronti degli insuccessi sportivi o più genericamente sociali, di padri e madri.

Questo comporta la spinta all’ inizio precoce di attività di allenamento intensivo e di  competizione, che induce, oltre ad un aumentata pressione psicologica a carico dei giovani atleti, anche un’accentuata esposizione a lesioni fisiche da  “overuse”.

Cosa si intende per lesioni da overuse? Si tratta di lesioni dipendenti da attività svolte con carichi muscolo scheletrici submassimali ripetitivi intervallati da un periodo di recupero insufficiente per consentire  all’organismo di mettere in atto gli opportuni adattamenti.

Le strutture più frequentemente danneggiate da questo tipo di approccio allo sport sono: le unità funzionali muscolo-tendinee, le ossa (a carico delle quali si può arrivare al verificarsi delle così dette “fratture da durata”), le borse. Nei soggetti in accrescimento si possono verificare anche danni alle apofisi ossee ed alle epifisi, cioè a quelle strutture che sono deputate all’accrescimento osseo.

Una pubblicazione sul British Journal of Sport Medicine (Di Fiori JP, Benjamin HJ, Brenner JS, et al. Overuse injuries and burnout in youth sports: a position statement from the American Medical Society for Sports Medicine Br J Sports Med 2014;48:287-288. ) ha cercato, mediante l’analisi comparata di vari studi di evidenziare:

  1. elementi che facilitino l’individuazione dei giovani a rischio di lesioni da “overuse” e di burnout da sport;
  2. individuare i fattori di rischio e le lesioni tipiche dei giovani atleti;
  3. descrivere quelle lesioni che possono comportare sequele a lungo termine;
  4. evidenziare i fattori di rischio ed i sintomi collegati al burnout nei giovani atleti;
  5. indicare azioni preventive per le lesioni da overuse.

Gli studi hanno evidenziato  come l’incidenza di queste lesioni sia sottostimata.

Fra i fattori di rischio più importanti  vanno ricordati:  precedenti lesioni, fase di crescita rapida, nelle ragazze una storia di amenorrea, un equipaggiamento non adeguato in relazione al processo di crescita, un programma di allenamento intenso, un mancato rispetto di adeguati tempi di recupero (per esempio più competizioni nello stesso giorno o in giornate consecutive).

Per quel che riguarda le aspettative nei confronti del giovane atleta non si può tenere conto solo dell’età anagrafica, in quanto la variabilità individuale è molto ampia per quel che riguarda la maturità psicofisica. Aspettative sproporzionate inducono una caduta dell’autostima (se l’obiettivo è irraggiungibile la competizione può essere solo fonte di frustrazione) e di conseguenza l’abbandono.

Un’altro fattore di rischio è rappresentato dalla troppo precoce specializzazione nello sport che si è visto essere correlata con un più alto indice di abbandono ed una più frequente comparsa di sintomi da burnout.

Ma cosa fare per limitare gli effetti dannosi?

In primo luogo bisogna evitare allenamenti troppo frequenti nella settimana e nell’anno, così da rispettare corretti tempi di recupero. I programmi di allenamento devono essere individualizzati per tenere conto della velocità di accrescimento e delle caratteristiche psicofisiche di ogni giovane atleta. Prevedere una preparazione prima dell’inizio della stagione agonistica vera e propria. La preparazione preallenamento non deve essere mai trascurata, con una corretta pratica del riscaldamento e dello stretching. Bisogna enfatizzare il piacere che si può ottenere dalla pratica sportiva e dal miglioramento progressivo delle proprie abilità  più che la competitività e l’obiettivo della vittoria.

Tranne che per quegli sport che obbligatoriamente richiedono una specializzazione molto precoce (nuoto, ginnastica, pattinaggio artistico … ) va incoraggiata, nei  giovani, la diversificazione degli sport praticati.