Pickleball. 8 consigli per praticarlo in sicurezza.

Anche se il pickleball è uno sport a basso indice di rischio traumatico, è opportuno, per ridurre ulteriormente il rischio e per migliorare le proprie prestazioni, mettere in conto una preparazione atletica ed osservare alcune regole.


Mantenere una buona idratazione. Poiché l’idratazione è importante per un buona performance e per un buon recupero è fondamentale bere acqua prima durante e dopo il gioco. Non è necessario ricorrere a integratori salini se non in condizione di temperature particolarmente elevate.

Eseguire sempre un warm-up (per esempio un poco di corsa in campo o salti sul posto) e stretching (in particolare di spalle, braccia e gambe).

Pur essendo un’attività a basso impatto sulle articolazioni, comunque comporta rapidi movimenti e cambi di direzione. E’ quindi opportuno prestare attenzione ad utilizzare calzature adatte e curare la tecnica per ridurre ulteriormente il rischio di danni.

Prevedere nella preparazione esercizi per il miglioramento della forza e per il miglioramento della funzione cardio-vascolare.

I movimenti del pickleball sono per lo più ripetitivi, andrebbero quindi affiancate attività diverse (nuoto, ciclismo, yoga … ) a completamento dell’allenamento specifico.

Curare l’alimentazione con una dieta bilanciata, ricca in frutta, verdure, proteine e glucidi.

Non sottovalutare mai i messaggi del proprio corpo e non ignorare segnali di fatica, o dolore. Riposare quando necessario può mettere al riparo da infortuni più gravi.

Non dimenticare la protezione cutanea utilizzando abbigliamento adatto e filtri solari.

Calcolare il proprio rischio cardiovascolare

L’Istituto superiore di Sanità, nell’ambito del “Progetto cuore”, mette a disposizione dei cittadini un algoritmo per la valutazione del rischio cardiaco individuale.

La valutazione può essere effettuata nella fascia di età fra i 35 ed i 69 anni e stima la probabilità di incorrere in un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto o ictus) nei successivi 10 anni.

Il calcolo è le misurazioni devono essere eseguiti dal medico e non possono essere effettuati per valori estremi dei fattori di rischio.

L’indicazione a ripetere il calcolo tiene conto di tre “cut off”:

  • Rischio superiore o uguale al 20%: ogni 6 mesi;
  • Rischio superiore o uguale al 3% ed inferiore al 20%: una volta all’anno;
  • Rischio inferiore al 3%: una volta ogni 5 anni.

Qui il link per la tabella che consente il calcolo del rischio individuale.

Obesità e CoViD-19. Il sovrappeso peggiora l’evoluzione della malattia.

Obesità e sovrappeso aggravano in modo significativo le conseguenze dell’infezione da Coronavirus.
Fra i fattori che entrano in gioco inoltre l’età avanzata, la scarsa attività fisica, la dieta.

E’ noto che l’obesità ed il sovrappeso hanno influenza negativa sulla salute della popolazione.

L’obesità viene riconosciuta sia come malattia a se stante, sia come condizione in grado di indurre o peggiorare il decorso di diverse malattie croniche non trasmissibili (diabete, ipertensione, …).

Uno studio pubblicato sul numero di marzo 2021 di “World obesity” dimostra come la condizione di sovrappeso condizioni un’evoluzione più sfavorevole delle infezioni virali in generale e più in particolare di quelle da Coronavirus.

La pubblicazione si riferisce a diverse centinaia di studi effettuati nei primi mesi del 2021 in Europa, negli USA, in Messico ed in Cina.

Tutti questi studi hanno dimostrato come un indice di massa corporea (BMI) elevato aumenti in modo significativo la necessità di ricovero ospedaliero, il ricorso al ricovero nelle strutture di terapia intensiva, la necessità di ventilazione meccanica ed, infine, il rischio di morte conseguente all’infezione.

Per quel che riguarda la situazione italiana viene fatto riferimento ad uno studio di Rottoli M, Bernante P, Belvedere A ed altri dove si evidenzia che le persone obese richiedono il ricorso alla terapia intensiva 5 volte più del resto della popolazione.

Mentre in Spagna Borobia e collaboratori hanno evidenziato che le persone obese hanno un rischio di morire in seguito all’infezione da coronavirus aumentato del 51%

Confrontando gli studi a a livello mondiale gli Autori hanno rilevato una stretta associazione fra il numero di morti per COVID-19 e la prevalenza del sovrappeso nella popolazione adulta, tanto da affermare che in nessun paese dove il BMI medio è inferiore a 25 Kg/m2 mostra un elevato indice di mortalità per COVID-19 e lo stesso vale per ogni paese in cui meno della metà della popolazione adulta sia sovrappeso.

Anche correggendo nella raccolta dei dati il fattore età (è noto che i più anziani sono maggiormente a rischio) affermano che il fattore obesità, ma anche il solo sovrappeso aumentano il rischio di evoluzione negativa della malattia.

I fattori che limitano sovrappeso ed obesità sarebbero collegati anche ad una migliore prognosi della malattia.

Così vengono messi sotto accusa per una peggiore prognosi:
– scarsa attività fisica,
– assunzione di zuccheri semplici ed in particolare di bevande zuccherate,
– scarsa assunzione di fibre vegetali ecc.

I fattori dietetici, inoltre, possono essere messi in stretta relazione con la capacità di risposta immunitaria e col rischio di contrarre malattie infettive.
Ad esempio è dimostrato che l’assunzione di vitamina D sarebbe in grado di ridurre la suscettibilità alle infezioni respiratorie.

Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato la perdita economica legata alla pandemia in 11 trilioni di US$ entro la fine del 2021 e di 22 trilioni di US$ nel quinquennio 2020 – 2025 nel gennaio 2021 rispetto alla precedente previsione di 28 trilioni di US$ del settembre 2020 (stima ridotta nella supposizione di un successo della campagna vaccinale).

Poiché è stato calcolato che il 29,5 % delle ospedalizzazioni correlate al COVID-19 sono dovute al sovrappeso ed all’obesità e che l’8% di queste è correlabile a bassi livelli di attività fisica si può stimare il danno economico dovuto a queste condizioni fra i 6 ed i 7 trilioni di US$ nel periodo 2020 – 2025.

Nel complesso, per quel che riguarda l’Italia, che si colloca fra i paesi con più elevata mortalità correlata al COVID-19 (122,72 per 100.000 abitanti al 01/01/2021), vengono identificate:

  • un’elevata percentuale di individui che svolgono una insufficiente attività fisica (del 41,4% della popolazione nel 2016);
  • una percentuale di adulti sovrappeso (BMI maggiore di 25)fra il 50ed il 60% (58,5 nel 2016);
  • una percentuale di adulti “over 65” del 23,3% nel 2020.